sabato 18 giugno 2011

Scotch-carta per riattaccare la placenta


Sara aveva tre anni e mezzo. L'adoravo. Non vedevo l'ora di finire le ripetizioni di matematica con suo padre Gennaro, per poter correre a giocare con lei. Certo, con sua sorella maggiore, di undici anni, mi trovavo bene, per via dell'età... ma con la Sarina, era un'altra cosa. Sapeva scrivere già da un pezzo, quando l'ho conosciuta, ed aveva un modo di discorrere con me che mi affascinava, nonostante ci fossero così tanti anni di differenza. A volte, rimanevo a bocca aperta di fronte alle considerazioni che faceva. Solo quando me ne dovevo andare, ritornava piccola, e allora, la vedevo piagnucolare come stesse facendo qualcosa che, in realtà, non le apparteneva. La ricordo ancora, col viso coperto da quei grossi cavatappi d'oro, china sul suo quaderno. La Sherley Temple di via Guelfa, con la sua magliettina a mezze maniche, e la sua straordinaria intelligenza. Anni fa, sono venuta a sapere che era iscritta a ingegneria.

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