martedì 12 luglio 2011

Roland Petit - 2

Ok... ok... non la faccio lunga, prometto di esaurirla in sole tre parti. E potete sempre saltarli, questi post, no?!!


Mamma non lo sapeva. Non poteva neppure sospettarlo, che mi annoiassi: vedeva solo lo sfarzo di fine anno, in fondo, e al ritorno dalle lezioni, non sentiva alcuna rimostranza da parte mia. D'altra parte, non sarebbe esatto dire che odiavo la danza... il fatto è che mi appassionavo solo in occasione del saggio di fine anno, quando finalmente... i soporiferi esercizi lasciavano spazio al divertimento della recita! Solo allora mi svegliavo dal torpore, e ripetevo a casa, non vista, il pas des chat ne Il diavolo a quattro, con la faccia seria, e la scena struggente de "la bambola abbandonata", in cui ero talvolta la madre cattiva che accetta di tirare, e talaltra quella della madre buona che rinuncia... quando fui chiamata a recitare nella parte della bimba accompagnata dalla governante ne "la piccola fiammiferaia", assieme alle ragazze diplomande, mi divertii per un mese intero a ballettare anche le parti non mie. Però, quando il gioco finiva, tornavano le noiose lezioni.

Quelle lezioni andarono avanti, settimana dopo settimana. Adesso, le mestruazioni ce le avevo anch'io, ma sfortunatamente nessuna delle mie compagne mi dava relazione per chiedere quale portata raggiungesse il mio flusso: evidentemente erano passate ad altri interessi, visto che alcune raggiungevano la veneranda età di 20 anni.
Una sera udii la direttrice e l'insegnante parlare di un loro errore nell'acquisto dei tutù per il saggio, per il quale sbraitavano che avrebbero dovuto in ogni modo venderceli, o sarebbero rimasti loro "sul groppone". Lo dissi a mia madre: quale occasione migliore per mettere la parola fine a questo stillicidio, senza espormi direttamente e dichiarare che mi annoiavo e che volevo smettere? Mia madre s'infuriò. Contro le mie previsioni, mi segnò ad un'altra scuola.
Arresa, mi ritrovai sulla via dei Calzaioli, svogliata, di ormai quindici anni. Entrai con mia madre, feci la tessera, e mi spedirono immediatamente a lezione, contro ogni mia aspettativa. E qui, incontrai i suoi occhi, il suo naso adunco, la sua magrezza spigolosa, e tutto, per un anno, potè cambiare.
Non era molto bella, fisicamente. Un pò sgraziata poichè troppo alta per ballare,
era votata a noi, al nostro corpo, alla nostra educazione fisica. Credo che passasse il suo tempo ad architettare come trasferire quelle conoscenze, al modo più idoneo per in - segnare: segnare dentro. Talvolta ci infilava le unghie degli indici sotto le natiche, per farci capire il giusto livello di tensione muscolare. Arrivava a metterci un foglio di carta tra le gambe perchè stringessimo con la giusta forza, e spiegava ad ognuna l'esatto modo in cui un movimento doveva essere eseguito. Urlava, Anna Pia. Urlava sempre, come una pazza, come un generale. Come una a cui le cose importassero davvero. E mi resi conto per la prima volta di essere importante per qualcuno. Era questa, la sua forza con ognuna di noi: un amore smisurato, capace di rivolgersi a tante persone, così fortemente, da non credere che si potesse moltiplicare ogni volta nella singola ragazza, coltivandola come una pianta in un vaso. Nel giro di pochi mesi, diventammo letteralmente votate a lei: ognuna di noi imparò a fare due giri perfetti su se stessa, e andavamo per il terzo! Il nostro andeor migliorò a tal punto che per molti anni, il mio bacino continuò ad aprirsi, tutte le volte che lo volevo: le ossa potevano spostarsi come per una contorsionista. Diceva che avevo il ginocchio iperteso e le gambe ad x, molto ricercate nella danza, e mi brontolava sempre quando mi vedeva mangiare in fretta un panino. Mi diceva che in tanti anni di allenamento, seppur tanto sbagliato da farmi sviluppare il seno, avevo costruito un collo del piede fuori dalla norma, che la Fracci, per ottenerlo, si era appesa con i piedi al termosifone acceso per anni. Elisa, che all'inizio pareva Pinocchio, modificò la sua postura nel giro di pochissimo tempo, ed acquistò una fluidità che a chiunque l'avesse conosciuta sarebbe parsa un traguardo irraggiungibile. Eravamo un esercito dedito al proprio generale, il quale guadagnava con la sua passione qualsiasi sforzo per raggiungere il miglioramento. Ci pesava, ci illustrava la dieta, ci dava persino nozioni storiche su Maria Taglioni, Roland Petit, Isadora Duncan... ci ripeteva che "volere è potere", ce lo urlava dietro ogni volta che rinunciavamo, e tanto abbiamo potuto raggiungere, durante quell'anno eccezionale.
Una volta ricordo con tenerezza che mi fece vedere una foto appesa al muro, e mi disse: "guardala. Dotata dalla punta dei piedi alla punta delle gote. Non so cosa fa, ora, penso che abbia smesso. Veramente un peccato".
Fu poco prima che l'anno finisse... prima che la quasi totalità di noi, avendo scoperto le proprie capacità, decidesse di iscriversi ad altre scuole meno qualificate ma abilitate al rilascio del diploma d'insegnamento. Ci aveva preparate al nostro tradimento, e come soldati ammutinati, facemmo quello che era naturale seguisse a quella scoperta, senza neppure avere il coraggio di rivelarlo l'una all'altra.

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