domenica 6 maggio 2012

Felicitazioni e recinti

Una volta uno che mi stava anche antipatico mi ha insegnato che la parola religione deriva da "religo", 'metto insieme". Ossia ogni religione rappresenta una cerchia ben precisa di persone che la pensa allo stesso modo. Considerando questo, mi piace dire che non appartengo ad alcuna religione, ma che non per questo mi dovrei privare del piacere di esprimere le mie emozioni in un luogo che io posso ritenere o meno idoneo al momento. Per intenderci, mi piace anche pensare che potrei essere libera di esprimere i sentimenti che ho in una moschea come in una cattedrale, come in un bosco, in una grotta, o coi piedi nell'acqua. Voglio solo essere libera di entrare in quei recinti, uscirne, rientrarvi di nuovo senza alcuna colpa, perchè non vi è colpa nell'esprimere ogni buon sentimento. Libera di congiungere le mani in chiesa senza vergognarmi o giustificarmi del fatto che il Clero non paga l'ICI, o che non faccio la comunione, o che non sono d'accordo col fatto che il prete mi racconta che Dio tiene a me più che agli animali. Non posso, soltanto per questo, privarmi del piacere dell'esprimere il mio sentimento della bellezza della vita in un luogo che ritengo idoneo ora, in questo dato momento. Il mio vecchio  professore la chiamerebbe "incoerenza"... io preferisco chiamarla "flessibilità". Perchè Dio non è una figurina con un nome appiccicato sopra, è una forza, è nelle cose, è qui la sua presenza inequivocabile, indubbia.
Ateo mi stringi la mano, alle parole "scambiamoci un segno di pace", e sono sicura che vedi che Dio è già lì, nel fatto che cerchi i tuoi amici tra le colonne, e sorridi mentre stringi loro la mano. Risolvere il problema non è difficile: chiama col nome di tre lettere non la figurina ritagliata davanti a cui inchinarsi, ma il senso stesso della bellezza della vita, degli occhi che puoi guardare, dei sorrisi che puoi scambiare. Chiamalo Dio, e avrai risolto il problema di localizzare il Dio nel recinto di turno.  Dio siamo noi, tua moglie con i suoi capelli belli e il tuo bambino meraviglioso che oggi è un pò imbronciato, lui che spinge la carrozzina sperando che la bimba non si svegli per la prossima mezzora, lui che accanto a me  recita il salmo un pò imbarazzato perchè adesso forse dobbiamo cantare... L'importante non è nelle parole del salmo, ma nell'intenzione di partecipare a quelle mani congiunte, anche tu che dici che "non sei particolarmente per queste cose..". Non ti scordare: che l'importante non è la chiesa, o la moschea, o il comune di Firenze e la firma, ma noi, lì insieme.
Auguri al nostro Bancario e alla sua Ingegnera, per un cammino felice insieme, e assieme a noi.

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